C'era un tempo in cui femminile e maschile danzavano uniti nell'amore e nel rispetto reciproco. Le donne vivevano liberamente, con naturalezza e gioia e celebravano il femminile con sacri rituali dedicati alla Grande Dea Madre, divenendo tutt'uno con la natura.

In quel tempo la condizione di Vergine, intesa non solo come illibatezza, ma soprattutto come la donna che è padrona di se stessa, integra, libera, gioiosa e indomita, era uno dei più alti riconoscimenti.

Con il passaggio dalle civiltà dell'armonia alle civiltà della guerra, il potere è stato corrotto dal maschile deviato, a svantaggio del femminile che da allora è stato assoggettato, svilito e snaturato.

Fino ad arrivare ai giorni nostri in cui le donne, seppure abbiano pari diritti rispetto agli uomini nel maggior parte dei casi, si sentono perse e costrette ad impersonare ruoli che non appartengono loro, per compiacere mariti, padri, figli, "padroni".

Per questo è oggi più che mai essenziale un lavoro di ricordo e guarigione del potere femminile, come quello che porto avanti dal 2008.

E per questo ho deciso coraggiosamente di incarnare un nuovo modo di essere donna e di essere Vergine. 

E ho deciso di trasmetterlo ad un gruppo di donne pioniere che coraggiosamente sceglieranno di dire Sì alla propria sacra sovranità.